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Il periodo attuale di crisi economica è, come spesso accade in periodi economicamente complicati, denso di problematiche di vario genere ma, allo stesso tempo, florido di imprenditori o microimprenditori che decidono di investire in nuove attività.

Ma cos’è che si intende per startup? Con il termine startup si identifica l’operazione e il periodo durante il quale si avvia un’impresa.
Il piano di startup è un prospetto che evidenzia determinati costi tipici dei primi dodici mesi di attività, ovvero del periodo in cui si affrontano costi certi a fronte di ricavi incerti, nonché l’ammontare del capitale proprio che si intende investire nell’azienda.

Lo startup comprende quindi tutte le spese relative alla costituzione della società e agli investimenti strutturali (arredamento degli uffici, impianti, macchinari, ecc.), gli stipendi, l’eventuale cauzione per l’affitto, le spese relative al materiale di consumo e l’indicazione del capitale proprio. In questo modo l’imprenditore ha un quadro chiaro dello scenario finanziario relativo ai mesi successivi e dalla sua capacità di remunerare il capitale investito.

In tutto questo, quindi, come si inquadra l’integrazione del sistema relativo alla legge sulla privacy, in una società di nuova costituzione?

Nonostante il Nuovo Regolamento Europeo sulla privacy sia sempre più una realtà in rapido avvicinamento, l’imprenditore ha fondamentalmente due necessità: mettersi al riparo dalle possibili sanzioni e fornire alla propria clientela un servizio di alta qualità che permetta di emergere tra la concorrenza.

Premesso che in base alle tipologie di società e al settore nel quale esse operano, gli adempimenti possono essere decisamente diversi tra loro (come notificazioni dei trattamenti al garante, raccolte dei consensi e via dicendo) la parte fondamentale a cui l’imprenditore dovrebbe pensare, dovrebbe essere: posso in fase di startup, tralasciando tutte le prescrizioni inerenti la privacy, rischiare di aggravare il bilancio alla voce spese con sanzioni che nell’ipotesi meno grave, comporta sanzioni di almeno € 6000 per la sola omissione di informativa idonea?

Le domande basilari che l’imprenditore in fase di startup dovrebbe inoltre porsi sono: ho un sito web a norma? Ho correttamente istruito i miei collaboratori sui trattamenti ed ho profilato gli accessi ai dati? Prevedo procedure di backup e disaster recovery? Se mi affido a ditte esterne per il trattamento di alcune tipologie di dati, li ho propriamente incaricati?

Tutte queste semplici domande sono una base importante per capire dove il nostro piano di sviluppo possa avere delle falle, sia inerenti la parte prettamente burocratica, sia per quanto riguarda l’operatività reale in ambito informatico e non solo.

Il concetto alla base di tutto è sempre il solito: un’accurata analisi ed azioni mirate prese al momento giusto, in modo preventivo e ponderato, sono le fondamenta di un’attività che si possa concentrare solo sul raggiungimento del proprio obiettivo aziendale, al riparo da spiacevoli mancanze che sicuramente una consulenza specifica può evidenziare.

Il nostro obiettivo deve essere quindi quello di dare il miglior supporto alla vostra linea aziendale, in modo da far emergere la vostra attività e non considerare l’adeguamento alle leggi come una semplice spesa, ma come un investimento, con un occhio alle direttive date dalla ISO 9001 per integrarne tutti i gli aspetti nei vari processi, per contribuire alla creazione di un’azione che abbia come obiettivo, la qualità del prodotto finale.

Per ogni ulteriore approfondimento, la pagina dei contatti è a disposizione della clientela per richieste di intervento presso la vostra sede in modo gratuito.

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Posted by Redazione

Marco Vettori, consulente privacy officer certificato TUV e consulente IT, già da oltre 15 anni si occupa di privacy, sicurezza informatica ed integrazione nei processi aziendali, con un occhio particolare alle nuove tecnologie con il miglior rapporto innovazione/sicurezza. Da anni è inoltre Auditor ISO 27001 e implementatore dei SGSI

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